Roba da perderci la testa. Storie di ghigliottina e dintorni …

Anche se può sembrare un gioco di parole di dubbio gusto è indiscutibile che la ghigliottina abbia “dato alla testa” per diverse generazioni, tra la fine del ‘700 e per tutto l’800. Non solo e non tanto per la quantità di esecuzioni che furono portate a termine in quel periodo, ma anche per una serie incredibile di credenze e miti che questa generò.

Una delle più famose e ricorrenti leggende metropolitane del tempo si è sviluppata intorno all’idea che la testa del decapitato, anche dopo che si era distaccata dal corpo fosse ancora in grado di fare smorfie, arrossire, o addirittura strizzare l’occhio … in alcune cronache si racconta di accordi e ammiccamenti segreti da inviare a complici o conoscenti, da parte del morituro.
Intorno a questa idea si sono sviluppate e hanno fatto presa nella fantasia collettiva tantissime storie: il massimo lo avrebbe fatto Maria Stuarda che avrebbe parlato dopo essere stata decapitata. La quantità di storie in circolazione sulla ghigliottina dimostra che questa ha davvero colpito in profondità l’immaginazione anche se il vero motivo del perché, almeno in parte, ci sfugge.

Uno dei motivi, possiamo immaginare, è legato al fatto che la testa è da sempre il vero simbolo del potere dell’uomo, già dai tempi in cui i nostri antenati si dipingevano nelle caverne con la testa di leone, di bisonte o di animali totemici. Il luogo dove risiede lo “spirito”. E’ per quello stesso motivo che Re, Papi, Cardinali e capi tribù usano ancora oggi portare in testa corone, cappelli di diverse fogge e misure, piume: tutto questo armamentario simbolico è un rafforzativo per rendere visibile e materiale il simbolo del loro potere. In passato queste figure erano ritenute, almeno fino all’età moderna, una via di mezzo fra l’umano e il divino. Spesso erano loro a farsi portavoce delle volontà delle divinità.

Se la testa è considerata il simbolo del potere, di conseguenza tagliarla è un modo per annullare, azzerare l’autorità che quella (testa) persona rappresenta. Recidendo la testa dal corpo non solo uccido la persona (per fare questo potrei avere una infinità di strumenti per farlo) ma lo faccio usando qualcosa che elimina con un taglio netto due autorità, una materiale e terrena ed una immateriale e simbolica: Testa & Potere.

In Francia durante la Rivoluzione, ma anche in Inghilterra, la cosa che creò scompiglio e terrore non fu il taglio della testa in sé, che era una faccenda – per i gusti del tempo, in cui si trucidava in modi ben peggiori – diciamo accettabile, ma divenne qualcosa di mostruoso perché a cadere nel cesto furono la testa di un Re e di una Regina!
La ghigliottina apparve, alla mente degli inventori che avevano progettato e pensato una legge che ci poneva tutti ricchi e poveri, nobili o servi sullo tesso piano davanti alla morte, come l’applicazione un principio di uguaglianza. Che altro non era se non uno dei valori simbolo della rivoluzione francese.

E’ probabile che all’origine non vi fosse l’intenzione, né la esatta comprensione di cosa si stava mettendo in moto … non si immaginavano certo che sotto la lama della ghigliottina di lì a qualche mese ci sarebbe finita la testa di Re Luigi XVI, che al momento della costruzione della macchina se la spassava a Versailles. Tant’è che sua moglie, in quel periodo, mentre il popolo rumoreggiava fuori dal palazzo perché moriva di fame, se ne venne fuori con la famosa frase : ”Il popolo ha fame? Dategli le brioches!.“ La storia e gli eventi della Rivoluzione presero però delle strade inattese, e improvvisamente l’uso della ghigliottina cominciò a reclamare sempre più teste. E a quel punto non furono solo poveracci o disgraziati e delinquenti comuni a finirci sotto, ma furono nobili, Re e Regina.

Lo scandalo fu enorme, attraversò l’Europa in lungo ed in largo. Non ci poteva essere immagine più forte e più potente. Nello stesso momento a fianco di quella che appariva come una realtà difficile da immaginare cominciò a correre la leggenda, che però testimonia con ancora più forza quanto, al tempo, la ghigliottina abbia colpito l’immaginazione collettiva.

Fu allora che si cominciò a bisbigliare di teste che sorridevano, di sghignazzi, di facce che arrossivano, di teste ripescate dalla cesta e ancora di grado di ammiccare. In realtà la macchina è progettata in modo tale da non lasciare scampo al condannato. La lama infatti scorre fra due binari: nella versione progettata e realizzata in Francia la macchina era formata da una base su cui stavano fissi due montanti verticali della lunghezza di circa 4 metri, ad una distanza di poco meno di 40 centimetri. In alto erano tenuti fermi da una barra trasversale su cui era montata una carrucola o puleggia che serviva per il movimento della lama. Tra i due montati stava la lama – in Francia di tipo trapezoidale, altrove anche di forme diverse – montata in modo da avere il taglio sul lato obliquo e rivolto verso il basso. Sulla lama era poggiato un peso di circa 40 chilogrammi. Quando la leva di sblocco veniva lasciata aperta la lama veniva giù per gravità, lungo i circa 2 metri e mezzo di percorso, viaggiando a circa 25 km/orari. La testa della vittima era fissata da due appositi semicerchi, che chiusi diventavano un vero e proprio collare: serviva ad immobilizzare i condannati. Disteso a pancia in giù, legato ad una tavola, il condannato veniva posizionato fra i due montanti e la testa era bloccata dal ‘collare’. L’azione a questo punto era fulminea: la testa tagliata cadeva in un recipiente, un catino o in cesto. Nel caso della ghigliottina francese diventò una consuetudine mostrare al pubblico la testa tagliata, tenuta dal boia per i capelli o per le orecchie se il condannato era calvo.

E’ per questo motivo, per la velocità con cui la lama si abbatte sul collo e di conseguenza sul taglio netto delle arterie, che avviene un repentino crollo della pressione sanguigna a provocare una perdita di coscienza immediata, e quindi a rendere impossibili tutte le azioni legate ai segni o ai gesti …
Però come in tutte le culture ed in tutti i tempi, non è tanto il fatto in sé a muovere le emozioni. E’ la capacità nascosta in quel gesto di andare a colpire le corde più profonde dell’animo umano. Tagliare la testa è un fatto. Ma tagliare la testa ad un Re, che molti pensano un semidio, è osare l’inimmaginabile.