Musei Permanenti

Di tortura oggi non se ne parla quasi più, l’argomento ci lascia alquanto indifferenti tanto la consideriamo distante dal nostro mondo, dalla nostra cultura. Eppure la tortura fiorisce oggi in ogni parte del mondo, perfezionata dall’elettronica, dalla farmacologia e dalla psiconeurologia. Se questi strumenti esposti, come tali, appartengono al passato, altri più diabolici e più sofisticati vengono creati e impiegati ogni giorno, in maniera occulta, su migliaia di esseri umani indifesi, colpevoli, per lo più, solo di perseguire un’ideologia.

Come molte cose del passato, la tortura fa parte del nostro retaggio collettivo e non possiamo semplicemente rinnegarla e rimuoverla dalla nostra coscienza. Dobbiamo affrontarla, imparare a conoscerla, provare a capirla in tutti gli eccessi e i pregiudizi, per poi integrarla in un nuovo contesto. Lavarsene semplicemente le mani equivarrebbe a cancellare qualcosa di noi stessi, della nostra evoluzione, del nostro percorso civile.
La storia diventa in questo contesto solo un’arma che ci permette di capire il presente, correggerlo e migliorarlo grazie ad una chiara presa di coscienza dei metodi utilizzati in passato.
Questa esposizione vuole essere un segnale, un invito alla memoria, un solenne avvertimento affinché queste cose non si ripetano perché, oggi come ieri, questi atti ripugnanti continuano ad essere perpetrati in questa che chiamiamo “epoca civilizzata”.

I contenuti di questo percorso espositivo sono rivolti pertanto alla tutela del libero pensiero e alla tutela della libertà di scelta di ognuno di noi, perché conoscere è sempre la prima forma di tutela.
Possiamo quindi concludere dicendo che se questi congegni ripugnano sono nondimeno preziosi documenti storici che devono essere conservati ed esposti per compiere una funzione non solo documentaristica ma anche umanitaria e di utilità sociale, augurandoci che con il trascorrere degli anni si possa ancora parlare di questi strumenti ma solo come un vergognoso ricordo da museo.